Portofranco: quando lo studio genera amicizia

24.03.2015 10:43
Alberto Bonfanti racconta il bello di questa esperienza: i ragazzi arrivano arrabbiati. Poi, facendo loro compagnia, riconoscono un bene

Cappellino tirato all’ingiù, cuffie nelle orecchie e mani in tasca. Al centro di aiuto allo studio Portofranco molti ragazzi si presentano così, con poca voglia di mettersi sui libri e ancora meno di raaccontare di sé. «Le periferie dell’esistenza sono il bisogno del ragazzo così com’è: annoiato, arrabbiato, insofferente, irrequieto».

Alberto Bonfanti fa l’insegnante da una vita e nel 2000, insieme con alcuni colleghi, ha dato vita a un’opera che negli anni ha permesso a migliaia di studenti di ricevere ripetizioni gratuitamente. Al centro di aiuto allo studio arrivano mediamente 100 ragazzi al giorno da tutto l’hinterland milanese, supportati da una cinquantina di volontari, di cui 40 giovani e 10 adulti, che a rotazione offrono i loro pomeriggi e il loro tempo libero. Alberto Bonfanti oggi alle 11.15 racconterà questa realtà all’incontro “Testimonianze dalle periferie: educazione, introdurre alla realtà”. Al suo fianco siederanno Emilia Guarnieri e José Medina, insegnante negli Usa. A Portofranco non si ha a che fare solo con le periferie dell’esistenza, ma anche con quelle del mondo. 
Un altro dato sorprendente, infatti, è il numero di stranieri che riempiono le aule del centro, più del 30%. Vengono da una trentina di Paesi diversi e sono soprattutto egiziani, marocchini, ecuadoregni e filippini. 
«Quando ho iniziato quest’opera non pensavo che ci sarebbe stato un tale boom di stranieri, è venuto fuori dal secondo o terzo anno - prosegue Bonfanti - È una grande sfida perché i ragazzi musulmani chiedono continuamente ragione del modo in cui viviamo e con il tempo si sono aperti all’esperienza che facciamo». 
Gli esempi sono tanti: dalla studentessa musulmana che ha iniziato a gustare Dante, nonostante per la sua cultura sia un poeta maledetto, ad alcuni ragazzi che all’inizio non accettavano l’autorità della donna e ora invece non possono fare a meno di studiare con le loro professoresse. Altri ancora, seppur di religione diversa, sono voluti andare al triduo pasquale. «Perché venite?» ha chiesto loro Bonfanti. «Perché stando con voi viene fuori il meglio di noi», gli hanno risposto. «Grazie a loro ho potuto verificare la cattolicità dell’esperienza che faccio. Essa è in grado di far emergere l’umano di chiunque. Ho in mente scene che non mi scorderò mai, come le feste di natale con donne che portano il velo e cantano i nostri canti della tradizione. In giro si parla tanto di scontro di civiltà, di paura degli immigrati. Io nella mia vita ho visto qualcosa di diverso».
La politica milanese ha subito riconosciuto la grandezza di quest’opera, non solo per ragioni di socialità e incontro tra culture, ma anche per il fatto che fa risparmiare circa 20mila ore di ripetizioni all’anno al Ministero della Pubblica istruzione. Nonostante questo, agli attestati di stima non hanno mai fatto seguito misure di sostegno economico all’altezza. Ormai la Onlus si sostiene per il 95% attraverso fondi privati e solo per il 5% attraverso fondi pubblici. Anche se la politica sembra avere dimenticato questi ragazzi, loro non direbbero mai di sentirsi lasciati soli: «Sono certo che il destino non ha abbandonato i giovani che incontro tutti i giorni non solo quando vedo il mare di gratuità che ricevono - continua il professore milanese - ma anche quando vedo il grido del loro cuore. La loro insoddisfazione è il destino che gli grida dentro».
Gli incontri, le storie, le amicizie che Bonfanti racconterà oggi al Meeting sono frutto di un cammino lungo anni che è passato attraverso tanti momenti di difficoltà. 
All’inizio i giovani si presentano manifestando senza peli sulla lingua il loro rifiuto dello studio e delle materie che devono apprendere. «A me piacciono perché sono leali - continua il fondatore di Portofranco - non fanno discorsi, non nascondono quello che sono. Con lealtà manifestano la loro non voglia e con altrettanta lealtà riconoscono qualcosa di bello ed è uno spettacolo vedere la loro faccia illuminarsi con un sorriso». L’ultimo caso è quello di un ragazzo che ha appena superato l’esame di maturità. Ha voluto ringraziare gli amici di Portofranco con un post su Facebook: «Alla prima prova ho scelto il tema sul dono pensando a voi, perché mi avete sempre aiutato gratis. Dei 93 punti che ho preso, 92 li dedico a voi e uno al mio unico neurone. Non vi dimenticherò mai perché mi avete insegnato a vivere». Bonfanti lo contatta per salutarlo e si danno appuntamento per una birra serale: «È un tipo particolare, si fa le canne, a un certo punto, forse per provocarmi, mi ha detto: «Quasi quasi mi faccio cristiano», io gli ho risposto: «Tu Cristo l’hai già incontrato, è la gratuità di cui parli».